Restauro  San Martino

 

L’incarico che Arch+ Studio ha ricevuto, per il restauro conservativo della Chiesa di San Martino in Villapizzone – per motivi risalenti al finanziamento dell’opera – si è sviluppato nell’arco di due anni ed è stato suddiviso, dal punto di vista precedurale, in due lotti distinti.
L’origine del Borgo di Villapizzone affonda le sue radici nel lontano VI secolo dopo Cristo, il luogo era un bosco che si estendeva da Milano ad Arese e deve l’origine del suo nome ad un monaco di origine greca che vi dimorava: Attanasio Piccione. In primo luogo il bosco venne chiamato “bosco Piccione”, successivamente l’area fu disboscata e avviata all’agricoltura e sorsero i villaggi rurali, uno dei quali appunto “Villapizzone” (villaggio-piccione). La fondazione della chiesa di S. Martino in Villapizzone risale all’ 11 giugno del 1604 a seguito della donazione da parte del Sig. Antonio Visconti – Istromento di Donazione 28 maggio 1604 – di un terreno libero da costruzioni e destinato ad orto di dimensioni di braccia milanesi 35 x 24 ( m. 20,82 x 14,28). In tal senso esiste una testimonianza su una lapide che riporta l’incisione della data di inizio dei lavori all’11 giugno del 1604. Alla fine dell’ottocento, il parroco Luigi Pellegrin, incarica l’arch. Alfonso Parrocchetti della redazione di un progetto che tenga conto delle nuove esigenze della chiesa in virtù dell’aumento demografico del Borgo e del suo risanamento generale. La realizzazione avvenne tra il 1893 ed il 1896, la determinazione dell’intervento fu anche dovuta alle condizioni generali fatiscenti del manufatto che, a circa tre secoli di vita, si trovava al limite dell’insalubrità in quanto ogni precipitazione atmosferica costituiva fonte di nuove infiltrazioni dalla copertura all’interno della chiesa. L’impianto planimetrico prevedeva un ampliamento teso a realizzare due navate laterali, una cupola impostata su un nuovo transetto e la terminazione della parte superiore del campanile. Appare evidente che le tematiche di progetto cambiarono rotta e, da una ricostruzione, si passò ad un delicato intervento di riforma ed ampliamento della chiesa, soddisfacendo le esigenze della Committenza e mantenendo invariata la scenografia della piazza.

Il restauro architettonico della chiesa di San Martino in Villapizzone (1893) si è quindi concentrato, nella prima fase, sulla cupola e sulla torre campanaria. Il degrado dei due elementi è costituito da una sommatoria di patologie delle quali, le più evidenti, sono l’aspetto della copertura della cupola e degli intonaci della torre campanaria.  La strategia si rivolge al mantenimento e alla conservazione delle preesistenze nel tentativo di accostare i nuovi interventi di progetto all’antico, senza provocare una lesione ma cercando di esaltare le testimonianze storiche. Sulle scelte di progetto, relative alla conservazione degli intonaci, hanno influito le patologie di degrado dell’intonaco più recente – in fase di polverizzazione – e l’esito delle analisi chimiche degli strati sottili

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